SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO SUPERVISORI. BOLOGNA 22.23 SETTEMBRE 2018


Si svolge a Bologna il 22 e 23 settembre, il seminario annuale di aggiornamento per Consulenti Supervisori Aiccef.
Quest'anno il tema di approfondimento, presentato dalla Presidente Rita Roberto, è stato: Sviluppare la competenza relativa alla diversità nel lavoro di consulenza familiare e in supervisione.
 La competenza relativa alla diversità , nel lavoro di consulenza e supervisione, è una capacità essenziale, che può migliorare in maniera decisiva la qualità della consulenza e della relazione in équipe. Essere sensibili alla varietà delle persone clienti, così come dei colleghi, e alle loro situazioni di vita significa riconoscere l’individualità e la differenza e su questa base sviluppare strategie non giudicanti e adeguate alla persona /coppia/famiglia che ci chiede aiuto.
 Allo sviluppo delle competenze relative alla diversità, ha spiegato la conduttrice, appartengono anche specifici modi di vedere e personali atteggiamenti, che si annoverano tra le grosse sfide da affrontare a livello personale, per chi lavora nell’ambito della consulenza familiare:
- sviluppare un atteggiamento di apertura e interesse per l’altra/l’altro, invece di porre delle condizioni: “Se non si leva il chador, è difficile che trovi un lavoro!”
- avere la disponibilità a entrare in relazione con mondi ed esperienze estranei e tenerne conto nel lavoro di consulenza familiare.
non giudicare o svalutare subito comportamenti per noi estranei o che ci disorientano: “Ma non lo sa , quella, come si usa qui?/ Ha con me un appuntamento, entra e non mi stringe la mano che le tendo!!!”/ “ io proprio non posso capire gli omosessuali che chiedono di adottare un bambino”….
- scoprire dei punti di forza nei modelli di comportamento delle culture estranee alla nostra, che dal nostro punto di vista non hanno significato e perciò vengono tralasciati facilmente.




Se i consulenti, con l’aiuto del supervisore, imparano a comprendere gli schemi mentali che stanno alla base dell’agire di “persone clienti” diversi da loro, possono interpretare in modo nuovo le proprie osservazioni e dare loro un senso diverso rispetto al passato. La conoscenza di tali schemi, modi di comportarsi e progetti di vita delle persone clienti o dei colleghi di équipe e dei responsabili delle strutture aiuta molti consulenti a comprendere queste persone in modo diverso e a rapportarsi con loro in modo diverso.




Il seminario è continuato con l’illustrazione del passaggio dal Modello normativo al Modello pluralista di intervento in Equipe.






ELENCO AGGIORNATO DEI SUPERVISORI AICCEF

A seguito dell'ultimo Corso abilitante al livello di Consulente Supervisore dell'AICCeF, che si è tenuto a Bologna nel 2017, è stato aggiornato l'elenco dei professionisti supervisori che potrete trovare sul sito ufficiale aiccef.it al seguente link:

REGOLAMENTO DEL CORSO ABILITANTE 2017



REGOLAMENTO DEL CORSO ABILITANTE AL LIVELLO
 DI CONSULENTE SUPERVISORE AICCEF, ANNO 2017
Approvato nella riunione del Consiglio Direttivo dell’8 ottobre 2016
 
Art. 1. Corso abilitante.
È indetto, ai sensi dell’art. 10, comma 2 n.4 del Regolamento generale, un Corso di formazione per l’abilitazione al l livello di Consulente Supervisore AICCeF, riservato ai Soci effettivi iscritti all’Associazione.

Art. 2. La supervisione.
La supervisione AICCeF è rivolta ai Consulenti della coppia e della famiglia ed ha lo scopo di sostenerli nell’autoascolto, nella riflessione, nel monitoraggio e nella valutazione dell'agire e del sentire professionale in relazione ai casi ed alle attività professionali che essi realizzano.
Gli obiettivi della supervisione sono:
- il supporto alla  persona  ‘Consulente’
- il supporto al rafforzamento dell'identità professionale
- il supporto al funzionamento del servizio
- il supporto alla verifica e valutazione degli interventi.

Art.3. Requisiti di partecipazione.
-          Essere iscritti all’AICCeF come Socio effettivo da almeno 10 anni.
-          Essere in regola con le norme di iscrizione e con le quote sociali.
-          Avere svolto l’aggiornamento professionale ed essere in possesso dell’Attestazione di qualità, od averne i requisiti per il rilascio .
-           
Art. 4. Modalità di svolgimento.
Il corso di formazione si articola in 4 Moduli formativi di 16 ore ciascuno, per un totale di 64 ore.
I moduli verranno effettuati nelle giornate di sabato e domenica.
È prevista una verifica  finale che attesterà, ad insindacabile giudizio della Commissione, l’abilitazione alla supervisione.
Il programma completo della formazione viene allegato al presente Regolamento con il numero 1.

Art. 5.  Periodo di svolgimento.
Il corso di formazione si svolgerà nel 2017, da marzo a dicembre nelle seguenti date:
- 1° modulo: 18-19 marzo
- 2° modulo: 20-21 maggio
- 3° modulo:  7 e 8 ottobre
- 4° modulo:   2 e 3 dicembre

Art. 6. Luogo di svolgimento.
Il corso di formazione si svolgerà a Bologna, presso l’hotel Camplus Bononia, via Sante Vincenzi 47. 

Art. 7. Modalità d’iscrizione.
Coloro che desiderano partecipare al corso di formazione dovranno trasmettere alla Segreteria Aiccef, Via Tolosano 60, Faenza, la domanda di iscrizione al Corso di formazione, sull’apposito modulo,  unitamente ad un breve curriculum professionale, entro la data del 31 gennaio 2017. La domanda può essere inoltrata per posta ordinaria, oppure per fax, oppure per e-mail con allegato il modulo firmato in pdf.
Il modulo di domanda di iscrizione deve essere conforme al fac-simile di cui all’allegato n.2.

Art. 8.  Quota di partecipazione.
Coloro che saranno ammessi a partecipare al Corso, sono tenuti a contribuire alle spese generali con la cifra di €. 540,00 complessivi.
Il pagamento può avvenire in unica soluzione oppure in modo rateizzato (4 rate da € 140,00), mediante bollettino postale o bonifico bancario con versamento sul ccp 46973889, intestato a Associazione Italiana Consulenti Coniugali e Familiari, e con causale: "Corso abilitante a Consulente Supervisore”.
La quota di partecipazione è comprensiva dei diritti di Segreteria, delle lezioni, dei materiali didattici, dell’affitto delle strutture, dell’Attestato di abilitazione alla supervisione.

Art. 9. Vitto e alloggio.
La quota non comprende le spese di vitto e alloggio di ogni weekend di formazione.
Chi volesse alloggiare presso la struttura, dove si tiene il corso, può farne espressa richiesta nel modulo di iscrizione. La Segreteria AICCeF, ricevute le adesioni, provvederà di effettuare la prenotazione alberghiera. Il partecipante regolerà direttamente con la struttura ospitante l’importo dovuto.

Art. 10. Numero dei partecipanti.
In relazione alla metodologia formativa applicata, il Corso abilitante non potrà accogliere più di 20 partecipanti.
Il Corso  potrà essere attivato con un minimo di 10 partecipanti.

Art. 11. La Commissione abilitante.
La commissione nominata dal Consiglio Direttivo, ai sensi dell’art. 10, n.4 del Regolamento Generale, provvederà alla formazione ed alla abilitazione alla supervisione dei Soci effettivi che abbiano superato, ad insindacabile suo giudizio, il Corso abilitante.
La Commissione è composta da:
-        Elisabetta Baldo, Commissario;
-        Rita Roberto, Commissario;
-        Raffaello Rossi, Commissario.

Art. 12. Criteri valutativi.
La Commissione, pur nella sua autonoma funzione di valutazione e abilitazione, è tenuta a osservare alcuni criteri valutativi che il Consiglio Direttivo ritiene fondamentali per la professionalità del Consulente Supervisore:
-        Esercizio continuativo dell’attività di consulente coniugale e familiare .
-        Essersi sottoposto a supervisione in modo continuativo, negli ultimi 5 anni.
-        Esperienza nel campo della formazione socio-educativa.
-        Esperienza di conduzione di gruppi socio-educativi.
-        Esperienza di tutoraggio a Soci aggregati nel percorso di tirocinio AICCeF.
-        Avere al proprio attivo pubblicazioni o articoli, interventi come relatore o conduttore di workshop  in seminari, convegni ecc. su argomenti relativi  alla Consulenza Familiare, alla famiglia, alla coppia, alla genitorialità, ai minori.
-        Conoscenza e pratica di metodologie e strumenti educativi/creativi,  utilizzabili in consulenza, così come proposti dall’AICCeF nella sua funzione di formazione e divulgazione.

Art. 13. Assenze.
I partecipanti al Corso potranno effettuare assenze per un massimo del 13% delle ore complessive di formazione.

Art. 14. Abilitazione.
Il giudizio sulla abilitazione alla supervisione e sul passaggio al livello di Consulente Supervisore è riservato alla Commissione abilitante.
Il Presidente dell’Aiccef, sentito il Consiglio Direttivo, rilascerà ai Soci abilitati un Attestato di idoneità all’esercizio della supervisione individuale e di gruppo per consulenti familiari. Provvederà, inoltre, a attribuire ad essi il livello professionale di Consulente Supervisore ed a iscriverli nell’Elenco dei Soci Supervisori.

Art. 15. Validità della Abilitazione.
Con cadenza annuale l’AICCeF prevede seminari di aggiornamento per i Consulenti Supervisori.
Non partecipare a due aggiornamenti consecutivi, senza giustificati motivi, provoca la sospensione dell’abilitazione. In caso di recidiva si applicherà la revoca della abilitazione.
L’aggiornamento annuale consentirà il rilascio dell’Attestazione di qualità, di cui all’art.7 della legge 4/2013.

Art. 16.  Privacy  Legge 675/96.
Nel rispetto della legge sula privacy, l’AICCeF, in qualità di titolare del trattamento, garantisce la massima riservatezza dei dati personali forniti dai partecipanti.  
 

Regolamento Corso abilitante alla supervisione AICCeF.  ALLEGATO 1

CORSO ABILITANTE AL LIVELLO
 DI CONSULENTE SUPERVISORE AICCEF, ANNO 2017
Approvato nella riunione del Consiglio Direttivo dell’8 ottobre 2016
 
PROGRAMMA
Premessa
Con questo terzo corso si intende fornire ai Consulenti della Coppia e della Famiglia (C.C.F.) iscritti all’AICCeF, con una pluriennale consolidata e comprovata esperienza di consulenza, una specifica formazione alla conduzione della  supervisione quale strumento di lavoro che supporta la crescita personale e professionale. Inoltre consentirà ai Soci effettivi di passare al livello professionale superiore, Consulente Supervisore.
Il corso si pone l’obiettivo di ribadire con chiarezza CHI E’ il Consulente Supervisore, COSA FA e CON CHI OPERA ( la Struttura che commissiona la supervisione: Consultorio privato/pubblico, Centro di consulenza, Studio associato, Studio professionale singolo,  e il gruppo di consulenti o il singolo professionista che riceverà supervisione).
La supervisione AICCeF che presentiamo si configura come dimensione essenziale per lo svolgimento sempre più qualificato dell’attività del C.C.F., professionista socio educativo, ed è un supporto professionale ed uno spazio di rielaborazione dei saperi del C.C.F. La supervisione consiste nel processo di autoascolto/ascolto, riflessione, apprendimento, valutazione e verifica che si sviluppa attraverso la relazione tra un professionista esperto e uno o più C.C.F. nel corso della loro attività professionale.
In questa prospettiva la supervisione professionale, individuale o di gruppo, assume la specifica finalità di rafforzare l’identità professionale del C.C.F. stesso, distinguendosi da forme diverse quali la supervisione ad equipe multidisciplinari e multi professionali.

Finalità
La supervisione attraverso la descrizione di ciò che si fa e delle modalità con le quali si costruiscono interventi e relazioni con le persone che chiedono aiuto, con i colleghi, con altri servizi, consente ai C.C.F. di riflettere sull'efficacia ed efficienza del proprio agire professionale, sulle scelte metodologiche adottate, sugli strumenti utilizzati e di effettuare un monitoraggio costante sulla qualità delle consulenze effettuate.
La supervisione si caratterizza come sistema di orientamento  e valutazione di un servizio, in quanto la finalità è di creare coerenza tra quello che i C.C.F. fanno e gli obiettivi prefissati.

Metodologia del Corso
Si prevede l'attivazione di  gruppi di formazione, composti in numero ristretto,  che lavoreranno sia sotto la guida dei Supervisori Formatori sia in autogestione.
 I singoli C.C.F. saranno invitati a presentare situazioni vissute come particolarmente impegnative e difficili e, attraverso il supporto del gruppo e dei Supervisori Formatori , si effettuerà un lavoro di  focalizzazione, personalizzazione e attivazione  di ciò che è avvenuto, per individuare nuove modalità efficaci e funzionali.
Verranno fornite dispense, schede operative, strumenti creativi, schede di autoascolto e di autovalutazione delle proprie competenze.
Particolare attenzione sarà dedicata alla rendicontazione del proprio lavoro, al contratto di consulenza e consenso informato, al contratto di supervisione, al Codice deontologico AICCeF ed alla normativa di riferimento.

Struttura del corso
Si prevedono 4   Moduli  formativi (16 ore per modulo – sabato e domenica)  per un totale di 64 ore comprensivo di verifiche intermedie e finale.
In ogni modulo sono previste lezioni /stimolo da parte degli stessi formatori cui seguiranno esercitazioni formative di addestramento alla supervisione monoprofessionale, di ascolto e autoascolto, in piccoli gruppi  con autovalutazione finale da parte di ogni corsista in riferimento alle nuove competenze acquisite attraverso ogni singolo modulo.

Argomenti:
La figura del Consulente Supervisore: differenza tra supervisore clinico e supervisore terapeuta e consulente supervisore monoprofessionale.  Il ruolo di supervisore
Ascolto e Autoascolto tecniche ed esercizi. Tecnica dell’ascolto attivo e dell’assertività.
La gestione dei gruppi in ambito socio-educativo. Le competenze per gestire e facilitare i processi di gruppo. Il gruppo monoprofessionale e la leadership
Presentazione di casi in supervisione di gruppo
Modalità tecniche di presentazione in supervisione
Problematiche professionali
Contratto di consulenza e consenso informato. Contratto di supervisione
Codice deontologico AICCeF e il segreto professionale
Legge n 4 del 2013 e suoi obblighi
Schede di autovalutazione di fine corso

ELENCO DEI CONSULENTI FAMILIARI SUPERVISORI 2012

A seguito di numerose richieste pubblichiamo l'elenco dei Consulenti Familiari che sono stati abilitati dalla Commissione AICCeF a svolgere Supervisione a gruppi o a singoli.
L'elenco rappresenta uno stralcio dell'Albo Professionale dei Soci effettivi riservato ai Consulenti Familiari Supervisori.

Chiunque volesse contattare uno dei nominativi indicati può inviare una mail alla Segreteria AICCeF (segreteria@aiccef.it) che provvederà ad inviare indirizzi e numeri di telefono.
Elenco  soci effettivi SUPERVISORI AICCeF

1.     Angelucci Edda
2.     Baldo Elisabetta
3.     Benedetti Silvia
4.     Berta Lucia
5.     Cairoli  Gabriela
6.     Correra Domenico
7.     Cupia Luciano
8.     D’Ambrosio Renata
9.     Dagnino Monica
10.  Fanelli Rosalba
11.  Francesca Rosetta
12.  Frizzarin Piero
13.  Guarrella Elena
14.  Margiotta Patrizia
15.  Pagliuso M.Pia
16.  Papini Mirella
17.  Piccialuti Marina
18.  Roberto Rita
19.  Rossi Raffaello
20.  Russo Elisabetta
21.  Sacilot Giovanna
22.  Sancandi Stefano
23.  Trupo Anna Maria
24.  Ugatti Maria Rita   

CORSO ABILITANTE SUPERVISORE AICCeF

INDIZIONE DEL CORSO ABILITANTE DELL’A.I.C.C.E F. PER L’ESERCIZIO DELLA SUPERVISIONE AI CONSULENTI FAMILIARI.
Percorso elaborato dal Gruppo di Studio Aiccef: Elisabetta Baldo, P. Domenico Correra, P. Luciano Cupia, Rosalba Fanelli, Rita Roberto, Raffaello Rossi e Anna Trupo.
Il nuovo termine per presentare la domanda al corso abilitante alla supervisione AICCeF scade il 15 dicembre 2011. Entro questa data deve essere inviata o spedita la domanda con gli allegati.
Presupposti
.
Con questo corso si intende fornire ai Consulenti della Coppia e della Famiglia, con una pluriennale e consolidata esperienza di consulenza, una specifica formazione alla supervisione quale strumento di lavoro che supporta la crescita personale e professionale. Il corso si pone inoltre l’obiettivo di definire con chiarezza CHI E’ il Consulente Supervisore, COSA FA e CON CHI OPERA ( la Struttura che commissiona la supervisione: Consultorio privato/ pubblico, Centro di consulenza, Studio professionale singolo o associato, e il gruppo di consulenti o il singolo professionista che riceverà supervisione).
La supervisione che presentiamo si configura come dimensione essenziale per lo svolgimento sempre più qualificato dell’attività del Consulente Familiare, professionista socio educativo, ed è un supporto professionale ed uno spazio di rielaborazione dei saperi del Consulente Familiare. La supervisione consiste nel processo di riflessione, apprendimento, valutazione e verifica che si sviluppa attraverso la relazione tra un professionista esperto e più operatori nel corso della loro attività professionale. In questa prospettiva la supervisione professionale, individuale o di gruppo, assume la specifica finalità di rafforzare l’identità e l’appartenenza del C.F. stesso, distinguendosi da forme diverse quali la supervisione ad equipe multidisciplinari e multi professionali.
Finalità
Rivolta ai Consulenti Familiari, ha lo scopo di sostenerli nella riflessione, nel monitoraggio e nella valutazione dell’agire e del sentire professionale in relazione ai casi ed alle attività professionali che essi realizzano. Attraverso la descrizione di ciò che si fa e delle modalità con le quali si costruiscono interventi e relazioni con gli utenti, con i colleghi, con altri servizi, gli operatori hanno l’opportunità di riflettere sull’efficacia ed efficienza del proprio agire professionale, sulle scelte metodologiche adottate, sugli strumenti utilizzati e di effettuare un monitoraggio costante sulla qualità delle consulenze effettuate. Si caratterizza, quindi, come sistema di orientamento e valutazione di un servizio, in quanto la finalità è di creare coerenza tra quello che i Consulenti Familiari fanno e gli obiettivi prefissati.
Obiettivi
1. supporto al rafforzamento dell’identità professionale
2. supporto al funzionamento del servizio
3. supporto alla verifica e valutazione degli interventi
Destinatari
Soci Effettivi AICCeF con i seguenti requisiti:
a) iscrizione all’AICCeF come Socio Effettivo da almeno 10 anni, in regola con le quote sociali;
b) certificazione dell’esercizio continuativo dell’attività di consulente familiare;
c) comprovata esperienza nel campo della formazione socio-educativa e della consulenza familiare;
d) avere al proprio attivo pubblicazioni, o articoli, interventi come relatore in seminari, convegni ecc. su argomenti relativi alla Consulenza Familiare, alla famiglia, alla coppia, alla genitorialità o alle dinamiche e strumenti educativi.
Metodologia
Si prevede l’attivazione di gruppi composti da un massimo di 12 Consulenti Familiari. I singoli C.F. saranno invitati a presentare situazioni vissute come particolarmente impegnative e difficili e, attraverso il supporto del gruppo e del supervisore, si effettuerà un lavoro di focalizzazione, personalizzazione e attivazione di ciò che è avvenuto, per individuare nuove modalità efficaci e funzionali.
Struttura del corso.
36 ore di formazione ripartiti in tre (3) Moduli esperienziali e residenziali di 12 ore ciascuno (due giornate).
Il corso sarà presentato dal Presidente Aiccef e vedrà come formatori, per questo primo corso, Elisabetta Baldo, Padre Correra, Padre Cupia, Raffaello Rossi. Nei tre moduli sono previste lezioni magistrali di padre Luciano Cupia, Rosalba Fanelli e padre Domenico Correra.
MODULO 1: Tecniche ed esercizi di auto ascolto: lezione magistrale di Padre Luciano Cupia.
· auto ascolto professionale
· auto ascolto personale
· auto ascolto focalizzato sul caso
· auto ascolto focalizzato sulla persona
· condivisione dei vissuti
· ri-orientamento del caso trattato utilizzando gli elementi emersi
MODULO 2: La gestione delle relazioni nel gruppo: lezione di Rosalba Fanelli.
· Contratto di supervisione
· gruppo monoprofessionale
· i diversi profili personali e professionali nell’equipe
· la leadership
· facilitazione della comunicazione e gestione creativa dei conflitti
· condivisioni e conflitti a livello professionale, relazionale, emozionale, ecc. nel “qui ed ora”
MODULO 3: presentazione di casi in supervisione di gruppo: Lezione magistrale di padre Domenico Correra
e) Il caso: modalità tecniche di presentazione
§ dati utili per la supervisione
§ presentazione del caso in modo organico e organizzato
§ particolarità del caso riguardo al setting ;
b) Il caso: problematiche professionali
c) Accoglienza e condivisione dei vissuti
d) Empatia e congruenza
e) Il caso: ipotesi di sviluppo
Luoghi: da definire
Tempi previsti: fine 2011 inizio 2012.
***
Il Consiglio Direttivo Aiccef, nella seduta di consiglio del 29 gennaio 2011, in relazione all’applicazione dell’art.10 del Regolamento, ha nominato:
- una Commissione Scientifica con la funzione di valutare le domande di iscrizione al Corso Supervisori ed ammettere i C.F. con i requisiti richiesti dal Regolamento. E’ composta da: Elisabetta Baldo, Padre Domenico Correra, Padre Luciano Cupia, Rosalba Fanelli, Rita Roberto e Raffaello Rossi.
- una Commissione Valutativa con la funzione di abilitare i Consulenti Familiari Supervisori ed iscriverli all’Albo speciale.. Il giudizio della Commissione è insindacabile. E’ composta da: Presidente in carica, Domenico Correra e Luciano Cupia.
CertificazioneL’Aiccef rilascia al Socio l’attestato di idoneità all’esercizio della supervisione individuale e di gruppo per Consulenti Familiari e lo iscrive nella sezione dei Soci Supervisori dell’Albo professionale.
L’attestato ha validità quinquennale rinnovabile previo aggiornamento specifico previsto dall’Aiccef.
Modalità d’iscrizione
Le domande di partecipazione al corso di formazione per supervisori dovranno essere inviate alla segreteria dell’Associazione, per posta o via fax, entro il 15 ottobre 2011, in carta libera unitamente ad un breve curriculum professionale, ed alla certificazione dei requisiti richiesti.
Quote e pagamento.
La quota di partecipazione al corso supervisori è di euro 510, pagabile anche in tre rate da € 170, che comprende il materiale didattico (dispense, fotocopie, cartellina…), i diritti di segreteria e il rilascio del certificato di idoneità. Il versamento della quota d’iscrizione dovrà essere effettuato dopo la conferma dell’accettazione dell’iscrizione da parte della Commissione valutativa e sarà comunicata dalla segreteria direttamente ad ogni aspirante ammesso.
Le coordinate di pagamento sono le usuali: c.c.p 46973889 o c.c. bancario IBAN IT07R0760102400000046973889 causale : corso supervisori
La Segreteria rilascerà ai Soci regolare ricevuta dei contributi riscossi per il corso.

LA SUPERVISIONE NELLA CONSULENZA FAMILIARE

DIVENIRE CONSULENTI FAMILIARI SUPERVISORI A.I.C.C.e F!
Riflessioni sul tema di Rita Roberto

Il percorso professionale del Consulente Familiare, oltre alla formazione di base e a quella permanente richiede anche sostegno e accompagnamento, consolidamento dell’identità, sviluppo di competenze rispetto all’operatività, il tutto non solo per sé, ma anche specialmente per migliorare la qualità professionale erogata. Durante il nostro percorso professionale la supervisione rappresenta una fase molto importante e necessaria in cui ci si verifica come professionisti
DOMANDE: cosa intendiamo per Supervisione quando pensiamo ai Consulenti familiari?
Chi la deve e può svolgere?
Qual è il modello teorico di riferimento? Ne esiste già una traccia o va interamente costruito?
Questa mia riflessione a 360° nasce dalla costatazione che in Italia le professioni di aiuto sono spesso in gerarchia o in conflitto tra di loro,e si fonda sulle considerazioni che in passato sono state fatte, su questa rivista, dai “Fondatori” di questo cammino e dai primi Soci Aiccef che hanno tracciato la strada di questa professione. Tra le tante ho scelto di riportarvene due: l’articolo pubblicato sull’allora Notiziario Aiccef n.1-2 del 1980 “A proposito di supervisione”, elaborato dall’equipe del consultorio di Torino: Sofia Dardanello, Elena Cappelli Von Bergher, Teresa Midali, Mirella Fasano, Laura Recrosio e Carla Aragno, e quello di Giovanna Bartholini pubblicata sul n.1 del 1998. La riflessione del primo intervento fu guidata dal supervisore di Gruppo dott. Fulcheri, specialista in psichiatria e analista della Società Italiana di Psicologia Individuale.
“Cos’è la supervisione? La supervisione, termine sorto con la psicanalisi come sinonimo di controllo nell’analisi, è un elemento fondamentale della formazione di coloro che si dedicheranno alla professione di analista, e si colloca ad uno stadio avanzato dell’analisi didattica, a sua volta successiva ad un training analitico personale (equivalente per i futuri analisti dell’analisi terapeutica). Cioè, in ambito psicanalitico e, più generalmente, analitico (la supervisione infatti è richiesta sia dalle scuole di indirizzo psicoanalitico freudiano, sia da quelle psicoanalitiche di indirizzo adleriano, junghiano, lacaniano ecc..), il termine supervisore si riferisce ad una tappa ben precisa, collocata temporalmente e specificata nelle modalità e nei contenuti, del processo di formazione degli analisti.
Essa ha un duplice aspetto: da un lato l’analista provetto (didatta) guida quello in via di formazione nella comprensione e conduzione della terapia di un paziente (supervisione dell’analisi del paziente), dall’altro lo aiuta a prendere coscienza delle dinamiche personali che possono interferire nel rapporto con il paziente stesso (supervisione del controtransfert o controatteggiamento). Questo secondo aspetto è reso possibile dal fatto che l’analista in formazione didattica si è già sottoposto ad un’analisi personale, durante la quale le sue dinamiche profonde hanno avuto modo di emergere.
Da quanto detto, è evidente che la supervisione originariamente intesa trova il suo senso e la sua giustificazione nel contesto formativo degli analisti. Ma ai Consulenti familiari, che non sono e non devono essere analisti, è richiesto un altro tipo di formazione, di didattica personale, che non necessariamente consiste nell’analisi personale.
Quindi sottoporre i consulenti ad una supervisione individuale analitica, che tenga cioè conto delle dinamiche profonde che alimentano il controtransfert, senza un’analisi alle spalle, può travisarne il significato.
Se invece si considera la supervisione per consulenti familiari come “controllo” sul modo di conduzione dei casi, senza esaminare le dinamiche implicate nel processo trans ferale e controtransferale, allora ci sembra più corretto specificare e delimitare il termine e al limite sostituirlo con quello più pertinente di “controllo e/o discussione sui casi”. Tale discussione può svolgersi sia a livello individuale sia in gruppo; nel primo caso è sufficiente per portarla avanti un consulente di provata esperienza, mentre nel secondo è indispensabile che il conduttore del gruppo di discussione abbia una pratica collaudata nel settore, sia cioè in grado di gestire le complesse dinamiche che determinano i modi di agire, reagire, sentire, in una parola di esistere del gruppo ….. omissis …
Tenendo presenti le considerazioni precedenti, e in base ad una lunga esperienza di lavoro in consultorio, riteniamo che il metodo di controllo e di discussione individuale solo raramente sia proficuo ai fini di una consapevole valutazione di sé, e possa inoltre generare nel consulente meno esperto sentimenti di insicurezza, per eccessiva dipendenza dall’esperto, o all’opposto di onnipotenza terapeutica, e per mancanza di termini di confronto, e per un fenomeno di suggestione, quasi che la presenza del supervisore potesse, di per se stessa, magicamente evitare gli errori, o meglio assicurare la riparazione, offrendo garanzia di successo in ogni caso.
A conclusione di queste brevi note, sintetizziamo alcuni punti chiave:
1. Consulenti familiari e analisti hanno ruoli diversi, pertanto necessitano di formazioni differenti.
2. La supervisione, specifica della formazione degli analisti, può risultare uno strumento metodologicamente scorretto e poco fruibile per altri operatori, per i motivi già detti;
3. Anche per il Consulente familiare, come per qualunque operatore sociale, sarebbe altamente opportuno una verifica continua del proprio operato: uno strumento adeguato a tale scopo pare essere la discussione dei casi in gruppo; nel caso si preferisca la discussione a livello individuale, è della massima importanza non trasformarla in una supervisione che può risultare dannosa per i consulenti sia, di riflesso, per gli utenti.
La nostra fondatrice Giovanna Bartholini riprende il tema nell’articolo ”La supervisione specifica per il Consulente“ a pag 3:del numero 1 del Consulente Familiare del 1998
«…Mi preme notare che, se è vero che il Consulente, in queste riunioni, acquista interpretazioni preziose per il suo lavoro, è altrettanto vero che dal punto di vista operativo ne esce spesso con molta confusione in testa, quando non anche con un senso di frustrazione o addirittura di inutilità. Infatti quando il Consulente – primo operatore del Consultorio e colonna portante di tutta la struttura- espone il caso, si verifica un duplice equivoco: cioè, il Consulente si vive nella posizione di chi debba chiedere lumi sul proprio operato, mentre gli altri componenti dell’Equipe non consulenti si vivono come coloro che questi lumi possono fornire. E volendo aggravare questa situazione, diremo che-anche senza volerlo- tutti vivono la riunione come una udienza di tribunale, in cui ci sono giudici e giudicati. Naturalmente niente di tutto questo avviene a livello cosciente, ma proprio per questo diventa più pericoloso ….Omissis… La cosa che però mi preme maggiormente sottolineare è l’indispensabilità di una «Supervisione Operativa» (non saprei come altro chiamarla), intendendo con questa definizione una supervisione – tenendo conto del vissuto del Consulente- sappia anche aiutarlo nella conduzione del caso. Elenco qui di seguito alcuni interrogativi che un Consulente può porsi in varie situazioni:
· “è il caso di fare consulenza anche al coniuge che all’inizio non si presenta? E come contattarlo?”
· “come agisco, su che cosa e a quale livello se in una difficoltà di coppia uno dei coniugi si rifiuta di presentarsi?”
· “come mi comporto quando emerge che in una coppia si è verificato un rapporto extraconiugale da parte di uno dei due membri della coppia?”
· “e quando si scopre qualche scappatella omosessuale di uno dei due?”
· “sono stato capace di espletare nel primo colloquio alcuni compiti indispensabili per il procedere del caso?”
· “perché questo caso mi dà l’impressione di non avviarsi verso una soluzione? Dove ho mancato?”
· “che posso fare quando in una famiglia vi sono alcuni membri variamente disturbati( es: droga, alcool o comportamenti asociali?)”
· “perché dopo tanti mesi di lavoro non vi sono miglioramenti nella relazione di coppia o in quella tra genitori e figli?”
· “ è il caso di far intervenire lo psicologo se il comportamento di un minore è problematico?”
Non mi stancherò mai di ripetere che la Supervisione per queste perplessità deve essere fatta solo da un altro Consulente, esperto in Supervisione, che conosca molto bene la metodologia specifica della consulenza,… nessun altro professionista può sostituirsi in questo lavoro. Ne concludo che per il Consulente sarebbe auspicabile poter fruire di ambedue i tipi di Supervisione. E addirittura, che -dovendo per circostanze pressanti scegliere fra i due- è meglio usufruire della Supervisione Operativa piuttosto che dell’altra. Con questo tipo di aiuto il Consulente si sentirà sempre sostenuto, capito, incoraggiato e amerà di più il suo lavoro, con evidente beneficio per il suo Cliente, per lui stesso e per l’impostazione della sua vita personale.
QUAL È LO SCOPO DELLA SUPERVISIONE PER I CONSULENTI FAMILIARI?
Lo scopo della supervisione è il benessere sia dell’Utente che del Consulente quando quest’ultimo incontra difficoltà nella relazione consultoriale e nella gestione del caso. Il Supervisore dà sostegno al Consulente Familiare partendo dall’accettazione completa del Consulente come persona, così come il Conduttore accetta incondizionatamente l’Allievo, durante il corso di formazione, e il Consulente accoglie l’Utente in consulenza familiare. La metodologia della consulenza familiare, fatta di empatia, non giudizio, riformulazione ecc.. è sempre la stessa .
La circolarità della metodologia della consulenza familiare
La formazione in consulenza familiare, l’esercizio della professione e la supervisione ci immettono in un percorso circolare virtuoso, ascendente che prevede una interazione continua tra le parti in gioco. Entriamo in questo percorso come allievi della scuola che, essendo basata prevalentemente sull’esperienza, ci vede coinvolti in prima persona nel cambiamento. Questa modalità mette in gioco anche il Conduttore che attraverso le nostre esperienze di vita è costretto a confrontarsi con le proprie e a crescere. Stessa cosa avviene tra l’Utente e il Consulente e tra il Consulente e il Supervisore. La base strutturale è identica con la sola differenza che con l’esperienza riusciamo ogni volta a percorrere il giro con maggior leggerezza, consapevolezza e ad “essere” consulenti familiari.

SUPERVISIONE E CONSULENZA FAMILIARE
La supervisione nell’area della consulenza familiare non è da intendersi, quindi, come "controllo" sui Consulenti e sul loro stato di salute o funzionalità, non è neanche psicoterapia di gruppo, ma un percorso di coscientizzazione costruttiva dei problemi presenti sia in ambito relazionale con l’utente che con l’organizzazione presso cui si è inseriti. Una buona supervisione prevede, inoltre, una verifica realistica della crescita professionale del Consulente Familiare. La supervisione così intesa promuove il consolidamento della cultura professionale dei Consulenti Familiari e rafforza un approccio all’utenza più significativo e più condiviso da tutti; pertanto essa tende a promuovere i consulenti entro un certo grado di autonomia al fine sia di mantenere un adeguato livello motivazionale e metodologico che di prevenire fenomeni di burn-out.
In quest’ottica ha senso pensare a supervisioni operative "monoprofessionali" (cioè aperte ad un solo tipo di professionalità) sia individuali che di gruppo quando l’obiettivo è il mantenimento motivazionale legato ad un ruolo e alla discussione dei casi svolto con la metodologia della consulenza familiare. Così come si può pensare a supervisioni "pluriprofessionali" (cioè previste per più professionalità) quando l’obiettivo è l’analisi organizzativa o le modalità di funzionamento di un’equipe multidisciplinare. Non di rado in molti Consultori sono già presenti entrambe.
Nel caso dei Consulenti Familiari la supervisione -come previsto già da tempo dai fondatori dell’Aiccef- è da prevedersi monoprofessionale e ha anche lo scopo di mettere in sinergia l’obiettivo della formazione, di base e permanente, con quello professionale.
A tale scopo è necessario formare Consulenti Supervisori che conoscano, padroneggino e tutelino la specifica mission e metodologia professionale della Consulenza familiare.
In quest’ottica si ritiene non produttivo avvalersi, come Supervisore, di un professionista diverso dal gruppo supervisionato, ma affidare questo ruolo a Consulenti Familiari di comprovata esperienza professionale e debitamente formati allo scopo.
IL GRUPPO DI STUDIO AICCEF SULLA SUPERVISIONE
Per questi motivi il Consiglio Direttivo ha istituito Gruppo di Studio, costituito dal Presidente e Vicepresidente Aiccef e dalla rappresentanza di esperti in supervisione delle quattro Scuole di formazione accreditate, per dare vita ad un percorso nuovo e codificato sulla supervisione, che formi i Consulenti Familiari a questa importante funzione . Di seguito vi riporto i risultati di questo studio e il percorso elaborato.
SUPERVISIONE
- Gli assi portanti della Supervisione:
· Il primo riguarda l’attribuzione di fiducia. È necessario favorire una relazione contrattuale di fiducia tra Ente/Istituzione ( Consultorio, Centro famiglia, studio privato ecc..), Consulente e Supervisore per far emergere una domanda mirata e intenzionale legata alla specificità del contesto e della situazione.
· Il secondo pone l’accento sulla specificità relazionale socio educativa della professione del Consulente Familiare. Gli interventi di supervisione devono rispettare la peculiarità del punto di vista consulenziale, declinando l’intervento in modo tale che diventi effettivo sostegno alla professionalità e all’identità lavorativa del consulente
· Il terzo attiene alla necessità di connettere tra loro, nell’attività di supervisione, gli aspetti di elaborazione dell’esperienza e la dimensione organizzativa del servizio.
- La metodologia del Consulente Supervisore.
Il Consulente Supervisore aiuta il Consulente a porsi domande e a renderle esplicite attraverso la metodologia dell’autoascolto e dell’ascolto:
· che cosa penso del problema che il cliente mi sta portando?
· Che cosa penso della modalità con cui lo vive?
· Che cosa sento emotivamente al riguardo?
· Che cosa provo come sensazione fisica?
· Quali i miei punti di forza e quali di debolezza?
Inoltre attraverso i dati che emergono dalla lettura delle schede dei casi il Supervisore fa riflettere il Consulente su eventuali comportamenti sbagliati:
· se c’è troppo coinvolgimento nella conduzione del caso;
· se c’è troppo poco coinvolgimento da parte del consulente
· se c’è una maggiore attenzione all’uno o all’altro coniuge nella coppia;
· se la registrazione si dilunga troppo senza fare emergere gli elementi base, ecc…
Infine il Supervisore aiuta il Consulente ad esplorare il proprio bisogno rispetto alla difficoltà incontrata con l’utente e ad individuare i punti di forza, le modalità e tecniche diverse che lo possono sostenere nel riprendere la relazione consultoriale.
- Come si svolge la supervisione
La supervisione può essere sia individuale che di gruppo, come di prassi nelle equipe consultoriali o dei centri di consulenza. Gli incontri di gruppo dovrebbero durare dalle due alle tre ore mentre quelli individuali circa un’ora. La supervisione di gruppo è preferibile, dove è possibile, in quanto si acquista varietà di esperienza, sia del Supervisore che dei Colleghi, e di confronto.
- Con quale cadenza si svolgono gli incontri di supervisione
E’ bene che la supervisione sia regolata da un contratto e consenso informato (modello Aiccef in preparazione), come avviene per la consulenza. Il contratto prevederà una periodicità predefinita e anche la durata e il compenso, ove previsto. Nulla vieta che il Consulente, o l’Equipe consultoriale possa chiedere al Supervisore, compatibilmente con la sua disponibilità, un incontro ulteriore se se ne sente particolare bisogno.

A completamento di questo ampia riflessione sulla supervisione, pubblichiamo la bibliografia di riferimento:
La supervisione nelle professioni educative, Potenzialità e risorse, N.Belardi e G. Wallnofer, Ed Erikson
Conoscere e condurre i gruppi di lavoro, G. Braidi e G.Cavicchioli, Ed Franco Angeli
Counseling, trasformare i problemi in soluzioni, L.Marchino e M. Mizrahil Ed. Frassinelli
Parlami, ti ascolto di K. E D. Geldard, ed. Erikson
Giuda al Counseling di S. Meier e S. Davis, Ed Franco Angeli
L’arte del counselling di Rollo May, ed. Astrolabio
La terapia centrata sul rapporto Esperienze di consulenza, di formazione, di vita Giovanna Bartholini Grafismi Boccassi
Io e te; tu ed IO ma quando finalmente NOI? Giovanna Bartholini Grafismi Boccassi
I gruppi d’incontro, C:R.Rogers, Ed Astrolabio
Da persona a persona di Carl Rogers
Principi di terapia di gruppo, E. Berne, Ed Astrolabio
Gruppi, Organizzazione e conduzione per lo sviluppo, J.Benson
Il linguaggio del comportamento, A. Scheflen
Principe o Ranocchio, E. Baldo, Ed. Paoline
Non ce la faccio più, E. Baldo, Ed Paoline
Ho paura, cosa faccio?,E.Baldo Ed. Paoline
L’ascolto costruttivo; R.Rossi EDB
Piccoli genitori grandi figli;R.Rossi EDB
Il sentiero dell’amore; R.Rossi Edizioni dell’Immacolata
Comunicazione, reti sociali, prevenzione del disagio; R.Rossi edizioni Barghigiani

FRUSTAZIONE D'EQUIPE

FRUSTRAZIONE D’EQUIPE!
di Gigi Avanti
A proposito di supervisione, su cui avete ora finito di leggere l’ampio dossier, vi presentiamo un articolo, scritto qualche anno fa da Gigi Avanti ma sempre attuale, in cui parla delle dinamiche d’equipe e di come farsi lenire i bruciori delle frustrazioni che, inevitabilmente la nostra professione comporta:

Il lavoro del Consulente Familiare è soggetto, forse più di tanti altri, agli attacchi delle frustrazioni. La frustrazione, nella sua accezione psicologica, è uno stato psichico di profonda depressione e di sconfitta che insorge di fronte a difficoltà sentite come insormontabili.
Senza andare troppo nel profondo (dove si potrebbe scoprire qualcosa di più frustrante ancora), mi limito a descrivere la dinamica insidiosa di ogni tipo di frustrazione consistente nella non chiara percezione della sproporzione esistente tra aspettative e speranze da una parte ed episodio concreto o dato reale, scatenante la frustrazione, dall’altra. Non riuscire a “leggere” tale sproporzione è la dinamica della frustrazione.
Ogni Consulente vive degli episodi o delle realtà capaci di mandarlo in frustrazione, così come ogni consulente, ben formato, conosce il segreto per provvedere da sé a digerire le proprie frustrazioni evacuandone, quotidianamente le scorie.
Ma spesso questo non basta.
Ed è per questo, infatti, che nel contesto della formazione permanente è previsto per tutti i consulenti di Consultorio l’incontro d’equipe (che, rispettando certe regole, può essere vissuto come una vera supervisione). Nel contesto relazionale di un incontro d’equipe avvengono dinamiche di per sé volte a lenire i bruciori delle frustrazioni.
A determinate condizioni.
A patto cioè che ogni Consulente (ed ovviamente ogni conduttore o supervisore di turno) si impegni a realizzare quattro condizioni di base (la mancanza delle quali potrebbe esporre paradossalmente ad ulteriori frustrazioni).
1) Avere una identità chiara: sapere cioè chi si è come persona, come ci si relaziona in virtù della propria funzione. Se si confonde questo col ritenersi “bravi” o, più semplicemente, col ritenersi tutti uguali” si finisce per ostacolare gli altri nel relazionarsi a noi.
2) Avere una comunicazione completa e costante: se la semplice informazione è già di per sé “potere”, figuriamoci la comunicazione! Se non c’ comunicazione per quel che cooncerne l’operare del gruppo rispetto agli obiettivi prefissati la vita e la sussistenza del gruppo sono in pericolo. In tal senso il non detto o il lasciato intendere sono nocivi.
3) Avere degli obiettivi comuni, non solo dichiarati, ma anche vissuti; diversamente possono prevalere atteggiamenti più orientati al raggiungimento di propri traguardi (solitamente caratterizzati dalla “affermazione di sé”) che alla realizzazione del “progetto comune” (se l’obiettivo è il servizio professionale, l’affermazione, spesso inconscia, del proprio prestigio risulta contraddittoria).
4) Avere una buona e chiara ripartizione del potere: bisogna riconoscere che, al di là delle buone intenzioni ed anche delle personali doti, il “fenomeno” del potere esiste non appena ci sono due persone insieme. Se questo fenomeno è ben gestito si evitano o si stemperano le concorrenze e le competizioni. Mai il potere può essere nelle mani di una sola persona! In tale senso si eviterà che una sola persona sommi o sovrapponga più funzioni. Si ricorda che la responsabilità (compresa quella legata al carisma) porta ed avere potere. Per questo ci deve essere sempre una sana correlazione tra responsabilità e potere, come va anche riconosciuto che il carisma non sopporta ripartizioni.
Dalla statistica risulta che le condizioni 2 e 4 sono le più difficili da vivere nel gruppo consulenti. Da qui la necessità di un maggiore impegno e di una particolare attenzione in quei settori. Da parte di tutti, direttori, supervisori, conduttori compresi!
In tale modo, e solo in tale modo, le frustrazioni verranno metabolizzate e la vita dell’equipe sarà appagante.